“Io credo che i classici siano sovversivi perché sono ancora tra noi”
I miti sono la metafora del nostro essere umani e attraverso chi li ha creati, utilizzati, riscritti e reinventati, la distanza fra noi e loro si annulla.
Cosa significa rileggere qualcosa scritto duemila anni fa? Banalmente, a sentirci meno soli. Pensare a Ifigenia quando veniamo lasciati, a Filottete quando stiamo male o a Dioniso dopo una serata alcolica ci fa sentire innanzitutto compresi: se loro ce l’hanno fatta, possiamo riuscirci anche noi. Grazie a Valeria Parrella i miti di Antigone ed Eros, Narciso e Tiresia, Orfeo ed Euridice rivivono per raccontarci il nostro rapporto con l’amore, la morte, il femminile, la guerra, la violenza, e per mostrarci il loro lato sovversivo, che consiste nell’essere ancora così presenti, fuori e dentro di noi. Con lei dialoga Massimo Osanna, direttore generale dei Musei italiani, che per ognuno dei soggetti trattati illustra la storia e la fortuna (o sfortuna) iconografica, inquadra le fonti storiche e i ritrovamenti archeologici.
“I classici, più di ogni altra cosa, richiamano in noi la possibilità di tendere un filo di Arianna attraverso il labirinto del tempo. Continuiamo a leggerli e a occuparci del passato che non è passato”.