Cosa siamo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite?
Un archivista solitario e un giornalista meticoloso, schierati ai due lati della giustizia: quella umana e quella universale.
La vita di Carlo Cappai somiglia molto al suo lavoro di impiegato nell’archivio del Tribunale di Bologna: rigorosa e ordinata, proprio come lo sono le file di scatole e faldoni con cui ha a che fare ogni giorno. Tra questi, alcuni destano il suo interesse: quelli dei processi i cui imputati sono stati assolti non perché innocenti, ma grazie a loschi maneggi. Lì dove il tribunale ha fallito, Cappai intende riportare giustizia: un modo per riparare al torto che quarant’anni prima è stato inflitto alla sua Giada… Walter Andretti, invece, è un ex giornalista sportivo “prestato” suo malgrado alla cronaca nera. Quando il suo capo gli affida la copertura di due recenti delitti, intuisce che dietro i due misfatti potrebbe esserci la stessa mano: l’inizio di un’inchiesta che lo conduce lungo il confine fra Legge e Giustizia.
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato Sangue marcio, La giostra dei criceti, Gli ultimi giorni di quiete, La mala erba e i dodici titoli della serie dedicata a Rocco Schiavone, diventata anche una serie TV con Marco Giallini. Con Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016) ha vinto il premio Chiara e il premio della Satira di Forte dei Marmi.
“C’erano di mezzo persone di carne e sangue, persone a cui non era stata data la giusta attenzione, quella che un tribunale penale dovrebbe assicurare. Non era stata data giustizia. Per questo c’era lui”.